C’è legge e legge

di Fabrizio Pace – Siamo qui a registrare che a qualche chilometro di distanza si verificano avvenimenti analoghi o anche più gravi di quelli che si sono avuti qui al Comune di Reggio Calabria ma  che vengono trattati in maniera totalmente differente. Stiamo parlando di quanto accaduto a Messina, città nostra dirimpettaia, nella quale sono 73 gli indagati nell’inchiesta della Procura di Messina che riguarda i bilanci comunali. Questi ultimi sarebbero stati “falsati” e avrebbero messo in ginocchio la città tanto che adesso è ad alto rischio di default. Addirittura secondo il procuratore aggiunto Ada Merrino e il sostituto Antonio Chiacchieri il dissesto andava dichiarato molto tempo prima. Nelle loro dichiarazioni si percepisce tutta la gravità della situazione messinese: “Un bilancio ideologicamente falso, in quanto riportava previsioni di entrata per l’anno 2009 totalmente sovrastimate, previsioni di spesa sottostimate ed omissioni nell’iscrizione di debiti fuori bilancio… assunti e palesatisi nel corso dei precedenti esercizi”. I reati contestati ai 73 indagati a vario titolo sono falso in atto pubblico, (per l’approvazione del bilancio 2009) e abuso d’ufficio. Questo emerge dalla richiesta di proroga delle indagini e dall’invito a comparire per alcuni dei soggetti in questione. Tra i politici sfilano soprattutto le sigle del centro-destra: Udc, Mpa e Pdl  (oggi tre consiglieri dell’ex partito di Berlusconi sono però “transitati” nel Partito Democratico). Non ci si può esimere dal notare che nel caso messinese, molto simile agli aspetti che hanno portato al commissariamento del Comune di Reggio la responsabilità è stata condivisa nella vicenda tra i 72 indagati e il primo cittadino, mentre qui in città, pur essendo stati ascoltati tutti i soggetti implicati nella vicenda, a pagare ,giustamente o meno perchè ancora bisognerà aspettare il terzo grado di giudizio,  è stato il solo Giuseppe Scopelliti (sindaco all’epoca dei fatti).