venerdì 22 maggio 2015

NO AL REVERSE CHARGE DA BRUXELLES E SI APRE UN BUCO DA 700 MLN

di Fabrizio Pace  – Proprio così! Basta il solito no dall’Europa che le conseguenze in Italia potrebbero essere devastanti. Bruxelles dice di no alla norma sull’iva l’ormai conosciuta “reverse charge” una misura che sposta gli obblighi fiscali dell’Iva su chi acquista e non su chi vende come avviene di regola. Quella, per intenderci,  che avrebbe dovuto concedere una deroga alla direttiva per introdurre il sistema di inversione contabile per i fornitori nel settore della grande distribuzione. La Commissione europea ritiene, che in questa misura varata nella legge di Stabilità dal governo Renzi, non vi sia garanzia sufficiente per contrastare efficacemente le possibili frodi.  Per effetto di questo diniego si apre immediatamente una voragine di 700 milioni di euro nei conti italiani. Pericolo che, in tutta onestà, l’esecutivo aveva anche previsto,  immaginando di sanarlo con  l’aumento delle accise sulla benzina e sul gasolio da far partire dal 1 primo Luglio. Il premier si è però precipitato in tv a scongiurare pubblicamente questa dispendiosa evenienza, che coinciderebbe “stranamente”con il primo esodo delle vacanze estive.  Il Mef al momento smentisce l’aumento delle accise sui carburanti. Ma allora come si farà l’Italia a fronteggiare questo nuovo contrattempo di natura fiscale?! Se non fosse venuto fuori l’inghippo del risarcimento delle pensioni, il governo avrebbe potuto utilizzare il “Tesoretto accumulato grazie ad alcuni risparmi contabili però la Corte Costituzionale ha già emesso la sua sentenza (e da indiscrezioni pare che Renzi ne prevedesse l’indicazione). Una chance potrebbe venire dal prossimo giudizio al vaglio della Commissione europea quello in relazione alla possibilità di introdurre in Italia una misura particolare per le entità pubbliche che pagherebbero l’Iva su un conto separato e non al fornitore come avviene oggi. Nella sfortunata ipotesi che anche questa soluzione venga respinta dai burocrati europei, gli italiani si dovranno rassegnare all’aumento dei carburanti, una forma di tassazione indiretta (forse la più odiosa) alla quale siamo soggetti da oltre 40 anni .

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